martedì 3 giugno 2014

Villa Il Maggiordomo

Mentre le cittá subiscono continui mutamenti, ci sono posti in cui il tempo sembra essersi fermato. Per gli amanti esploratori di abbandoni urbanistici un posto di rilievo viene sicuramente occupato dalle ville. Nel torinese ve ne si trovano in abbondanza: sono situate nella collina, nella periferia, a volte persino prossime al centro cittá. Un tempo sono state dimore di nobili, opere di grandi architetti e spesso vi si nascondono macabre storie condite con particolari degni di un libro di Stephen King. Dopo un primo assaggio con Villa M., a cui faremo presto ritorno, ora proseguiamo con Villa il Maggiordomo.


Dove ci troviamo? Siamo giusto alle porte del capoluogo piemontese. In quella prima cintura in cui si é soliti osservare un' alternanza di zone residenziali e aree industriali. E puó anche capitare che a centinaia di metri da uno dei piú grandi centri commerciali del torinese, ci si imbatta in un' antica villa in cattivo stato di conservazione: Villa Il Maggiordomo.

Edificata nella seconda metá del Seicento, deve il suo nome alla carica di "maggiordomo" ricoperta dal proprietario Valeriano Napione presso la corte del principe Emanuele Filiberto di Savoia.

Abbiamo effettuato talmente tante ricerche che non potevamo credere che il nostro ardente desiderio di visitarla si sarebbe esaudito. Ad accompagnarci in questa rocambolesca avventura il nostro amico S.

Trovarla si é rilevata impresa piú semplice del previsto ma entrarvici.... tutt'altro che semplice! L'ingresso principale non piú accessibile: il cancello cementificato lo rende impenetrabile. L' alto muro che lo circonda sembra fungere da scudo.

Fa impressione vedere questo autentico gioiello del barocco piemontese circondato da ponteggi arruginiti, segno che un tentativo di recupero dell'edificio ha avuto inizio ma non un "lieto" fine, che dubitiamo conoscerà mai.



















La villa é costituita da un corpo centrale a due piani e da due ali laterali (che vennero aggiunte solo successivamente per opera del nuovo proprietario, il conte Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, architetto di una certa fama e bravura).

All'epoca dei fasti splendori tutt'intorno la villa era possibile ammirare un ampio giardino ben curato, oggi solo erbaccia, edera rampicante e rovi.

Alcuni studiosi ritengono che il progetto di tale villa sia da attribuirsi al Guarini: negli stessi anni difatti era impegnato nella realizzazione di Palazzo Carignano. Secondo altri, invece, é piú probabile che sia stato partorito dalla mente di uno dei collaboratori del Guarini impegnati nel cantiere di Palazzo Carignano.

Il tetto della villa é crollato in buona parte, e all' interno ha creato un intrinsicato labirinto di tegole e arbusti. A voi giudicare il cattivo stato in cui versa con questi scatti:







Le scale di queste ville riescono sempre a catturare la nostra attenzione e solo loro riescono a restituirci risultati che sembrano parlare da soli. Delle vere e proprie opere d'arte, ottime soggetti per i nostri scatti fotografici.


Non ci siamo lasciati scappare nemmeno quello che apparentemente potrebbe sembrare il particolare piú insignificante...



















Visitare questa villa ha rappresentato per noi un' esperienza molto particolare. Ció che maggiormente ci ha colpito é come una struttura cosí imponente possa apparire al tempo stesso molto fragile, sul limbo dell'eterno sgretolamento.

Racchiudiamo questa avventura in un video riepiologativo.















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